domenica 16 dicembre 2012

Una mela d'oro (non) originaria della Persia


È uno dei frutti associati all'arrivo dell'estate, dolcissimo e ricco di vitamine. Il suo nome italiano deriva dalla parola araba "أَلْبَرْقُوق, Barquq" e, analogamente a tante altre parole provenienti dall'arabo, è giunta con l'articolo "al" annesso. È l'albicocca, originaria della Cina, dalla quale lentamente si estese fino ad arrivare in Armenia, dove venne scoperta da Alessandro Magno. La diffusione nel Mediterraneo fu consolidata dagli arabi, ed ecco spiegata l'etimologia della parola, che è comune anche ad altre lingue come lo spagnolo (albaricoque), il catalano (albercoc, forse la più fedele all'origine araba), francese (abricot), inglese (apricot), tedesco (aprikose), finlandese (aprikoosi), esperanto (abrikoto), ecc. ecc.



Eppure in questo lunghissimo elenco non v'è il Salentino, essendo conosciuta nel Salento con due nomi: crisòmmula e spergia.

La parola "crisòmmula" è di origine greca, da χρυσόμηλον, parola composta traducibile come "mela d'oro" e comune ad altre lingue della penisola italiana, come il napoletano (dove indica l'albicocca vesuviana), il calabrese (crisòmulu) o l'abruzzese (crisòmmela). Curiosamente in greco è conosciuta come βερίκοκο, beríkoko, molto più simile a "percoca", tranne nel dialetto cipriota, dove invece è χρυσομηλιά, Chrysomilia.

Invece l'etimologia di "spergia" è, secondo il Rohlfs, da ricercare in una forma arabo-latina proveniente dal lat. persica, in quanto ritenuta (erroneamente) proveniente dall'Iran, anticamente conosciuto come Persia. Sempre secondo il Rohlfs, condivide l'etimologia con le parole "albérchiga" (parola spagnola, sebbene almeno qui in Catalunya non l'abbia mai sentita nel linguaggio comunemente parlato) e il francese "alberge".